Italy -- Archeology of Jewish Settlement in Sardinia

There will be a conference this weekend about Jewish history in Alghero, a small town on the northwest coast of Sardinia where Jews settled in the mid-14th century. One of the principal speakers will be Mauro Milanese, an archologist who has directed excavations in Alghero's old Jewish quarter.

Mauro Milanese ha diretto invece gli scavi nel quartiere ebraico di Alghero, il “kahal” o “juharia”, con interventi nel cortile del vecchio ospedale, all’interno della chiesa di Santa Chiara e sopratutto in Piazza Santa Croce dove era ubicata la sinagoga, il luogo di culto della comunità ebraica, l’“aljama” algherese; quest'ultimo intervento ha riportato alla luce, al di sotto dei ruderi della chiesa di Santa Croce, i resti di alcuni fabbricati ascrivibili al quartiere ebraico, e, proprio in occasione della chiusura degli scavi, un vano sotterraneo, probabilmente il “mikvé”, ovvero la vasca annessa ai locali della sinagoga utilizzata per alcuni rituali della comunità.

I primi ebrei sefarditi arrivarono con la conquista di Alghero (1354) da parte di Pietro IV il Cerimonioso, provenienti dalla penisola iberica (“Sefarad”, in ebraico) dalla Provenza e dalle Baleari. Ben presto si dotarono di una prima sinagoga, di una macelleria per la vendita di carne “kasher”, di un cimitero (“fossar iudeorum”), ed ottenerono il privilegio, fra gli altri, di amministrare autonomamente la giustizia, tutti elementi essenziali per la sussistenza di una comunità rispettosa dei numerosi precetti previsti dalla religione giudaica.
It's a sad sign of the times and of the mentality that identifies anything Jewish with the current policies of Israel, that the organizers, according to an article in the local newspaper, in announcing a conference about local Jewish history in the 14th and 15th centuries, felt that they had to mention the situation in Gaza and their hope that "it cannot and must not transform itself into an occasion that can give rise to racist outbursts," that is, anti-semitism. The organizers also used the announcement of the conference to voice their hopes for a peaceful settlement that would "leave space for tolerance and reciprocal respect" between Israelis and Palestinians.
«Per concludere – dichiarano gli organizzatori - la situazione politica nella Striscia di Gaza, di tragica attualità, non può e non deve trasformarsi in un’occasione che possa dare origine a rigurgiti razzisti; l’auspicio è che le armi cedano il passo alla diplomazia affinché si possa trovare una soluzione ed una prospettiva di pacifica convivenza fra le parti in guerra, cosa che forse potrebbe essere possibile se l’integralismo, religioso o politico che sia, lasciasse spazio alla tolleranza e al reciproco rispetto».

Read Full Article (in Italian)